Ingredienti
- 800gr Cinghiale
- 1 bicchiere Vino bianco secco
- 1 Carote
- 1 Cipolla
- 1 gamba Sedano
- 2 spicchi Aglio
- 1 foglie alloro
- 1 rametto rosmarino
- 3 foglie Salvia
- 2 Chiodi di garofano
- 1 cucchiaino Pepein grani
- 2 bacche di ginepro
- 300gr Passata di pomodoro
Direzione
Cinghiale marinato alle verdure
Il Cinghiale marinato alle verdure è un secondo piatto molto presente nella cucina tipica maremmana. Il Cinghiale marinato alle verdure è una tipica ricetta invernale dal sapore intenso e deciso, una ricetta facile da preparare. Il Cinghiale marinato alle verdure è un secondo piatto molto saporito una vera leccornia per gli amanti della selvaggina.
Per il Cinghiale marinato alle verdure
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina:
- la carne di cinghiale e tenere da parte
- il rosmarino e tenere da parte
- le foglie di salvia e tenere da parte
- le foglie di alloro e tenere da parte
- la carota, tagliarla a pezzi grossolanamente e tenere da parte
- l’aglio e tenere da parte
- tagliare a pezzi la gamba di sedano e tenere da parte.
- tagliare in 4 parti la cipolla e tenere da parte.
In una ciotola capiente mettere a marinare la carne per 24 ore nel vino
con tutti gli ingredienti lavati, puliti e preparati.
Scolare la carne dal vino.
Scolare tutte le verdure e gli aromi e frullarle.
In una padella antiaderente mettere a soffriggere le verdure frullate per 5 minuti,
a fuoco moderato.
Aggiungere la carne scolata, sale, pepe,
1/2 bottiglia di passata di pomodoro e coprire la carne con acqua.
Cuocere per 4 ore a fuoco basso, ogni tanto girare la carne.
Servire con polenta o pure’
(vedi ricette in step).
Servire in tavola su piatto di portata
o ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
Il Cinghiale marinato alle verdure è un secondo piatto ideale per chi vuole gustare qualcosa dal sopore intenso e genuino. Il Cinghiale marinato alle verdure è una preparazione classica per questo tipo di carne ed è un secondo piatto dal gusto deciso e dal profumo inconfondibile.
Il cinghiale (Sus scrofa ) è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Suidi. Originario dell’Eurasia e del Nord Africa, nel corso dei millenni il cinghiale è stato a più riprese decimato e reintrodotto in ampie porzioni del proprio areale e anche in nuovi ambienti, dove si è peraltro radicato talmente bene, grazie alle sue straordinarie doti di resistenza e adattabilità.
Da sempre considerato al contempo una preda ambita per la sua carne e un fiero avversario per la sua tenacia in combattimento, solo nel corso del XX secolo ha cessato di essere una fonte di cibo di primaria importanza per l’uomo, soppiantato in questo dal suo discendente domestico, il maiale. Gli esemplari adulti misurano fino a 180 cm di lunghezza, per un’altezza al garrese che può sfiorare il metro e un peso massimo di un quintale circa. Sussistono tuttavia grandi variazioni di dimensioni e peso a seconda delle sottospecie. Nelle Alpi italiane il peso degli adulti dei cosiddetti “neri”, soggetti con mantello scuro, grigio-nerastro, oscilla tra i 100 e i 200 kg; nel Centro-sud ed in Sardegna il peso medio è sugli 80–90 kg, con esemplari che possono raggiungere 150 kg, come il cinghiale sardo. I cinghiali sono grossi e forti, e non esitano ad attaccare se disturbati. Il principale predatore dei cinghiali è l’uomo; nelle regioni in cui le due specie si trovano a convivere, tuttavia, anche le tigri cacciano i cinghiali, piombando dall’alto e finendoli azzannando la gola, per evitare che l’animale reagisca e contro attacchi. I cinghiali europei sono tipici abitatori dei boschi ben maturi ed in particolare dei querceti, mentre le sottospecie africane e asiatiche sembrano preferire le aree aperte e paludose. In generale il cinghiale si dimostra però assai adattabile in termini di habitat e colonizza praticamente ogni tipo di ambiente a disposizione. Nei territori occupati dai cinghiali deve tuttavia essere sempre presente una fonte d’acqua, dalla quale l’animale non si allontana mai molto.
Pertanto, il cinghiale evita le aree desertiche, rocciose e quelle a forte precipitazione nevosa, dove per l’animale risulta disagevole grufolare.
L’utilizzo del cinghiale in cucina ha radici molto antiche: lo possiamo trovare nell’antica cucina romana, molto famoso è ad esempio l’aper conditum o cinghiale candido, ne parla anche Apicio nei suoi libri di ricette.
La carne del cinghiale è assai apprezzata un po’ in tutto il mondo, eccezion fatta per quei Paesi in cui la religione impone il divieto di assaggiarla in quanto appartenente a un suino: è il caso dei paesi Arabi e di Israele. In Italia, la carne di cinghiale proviene perlopiù da esemplari di allevamento o da esemplari selvatici uccisi all’estero, principalmente in Ungheria, Balcani ed Europa centrale, ad eccezione della Sardegna, dove viene cacciato nell’ entroterra e consumato dalla popolazione isolana.
Prima del consumo, le carni di cinghiale andrebbero per legge sottoposte a Esame triconoscopico dall’ASL e solo dopo un responso negativo dell’esame potrebbero essere destinate alla vendita e al consumo.
La carne di cinghiale è rinomata e apprezzata, in quanto unisce al sapore della carne suina quello della cacciagione. Essendo piuttosto fibrosa, essa si presta particolarmente a cotture in padella, come stufati, cotture in umido o sughi (ad esempio le pappardelle al cinghiale o il cinghiale alla maremmana): non sfigura tuttavia nemmeno in arrosti o carni allo spiedo, purché venga sottoposta a lardellatura per renderla meno asciutta: spesso i piccoli, ritenuti particolarmente gustosi dagli intenditori, vengono arrostiti interi, previa eviscerazione. Per la loro polposità vengono prediletti i tagli della coscia di cinghiale, ma in alcune zone anche la carne della testa è considerata una prelibatezza. Trattandosi di selvaggina, risulta conveniente sottoporre la carne a marinatura prima di passare alla cottura, per evitare spiacevoli note di selvatico nella carne quando la si va ad assaggiare (in acqua, aceto, vino o latte). La frollatura non è invece solitamente praticata sulla carne di cinghiale, anche perché essa tende ad andare a male assai più velocemente di altri tipi di carne. Proprio il suddetto motivo, con la conseguente esigenza di poter conservare la carne in eccesso il più a lungo possibile quando la surgelazione ancora non esisteva, ha fatto sì che, in particolare in Italia centrale, divenisse popolare l’insaccatura della carne di questo animale, dando origine ai famosi e pregiati prosciutti e salami di cinghiale.