Ingredients
- 12 fette Pancarrè
- 4 Filetti di acciugasotto olio
- 2 cucchiai Capperisotto sale
- 24 Olive neresnocciolate
- 100gr Tonnosotto olio
- 1 spicchio Aglio
- 1 Lime
- 3 bacche di ginepro
- qb Pepe
- qb Sale
Directions
Crostini di Acciughe Capperi e Tonno
I Crostini di Acciughe Capperi e Tonno sono un antipasto, veloce, gustoso e saporito ideale per iniziare un pranzo od una cena in famiglia o con amici o per un buffet.
Per i Crostini di Acciughe Capperi e Tonno disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Pelare l’aglio e tenere da parte.
Togliere la crosticina intorno al pancarrè, tagliarlo in diagonale in modo da ottenere 24 triangoli.
Allineare le fette di pancarrè su di una leccarda da forno, ricoperta da carta da forno, leggermente distanziati le une dalle altre.
Infornare a forno caldo a 180°C per 8 minuti, girarle 1 volta sola, sfornare, strofinarle con lo spicchio di aglio e tenere da parte.
Con il pesta-carne pestare le bacche di ginepro e tenere da parte.
Sgocciolare i filetti di acciuga dall’olio di conservazione, tritarli e tenere da parte.
Lavare sotto acqua corrente i capperi, asciugare con carta assorbente da cucina, strizzarli, tritarli e tenere da parte.
Spremere un lime nello spremiagrumi e tenere il succo da parte.
Sgocciolare le olive nere dal liquido di conservazione, tritarle e tenere da parte.
Sgocciolare il tonno dall’olio di conservazione, tritarlo e metterlo in una ciotola.
Aggiungere le olive, i capperi, i filetti di acciuga tutti tritati e mescolare.
Versare il succo di lime, le bacche di ginepro pestate, pepare, salare e mescolare bene.
Distribuire ordinatamente i crostini tostati su di un piatto di portata.
Spalmare sopra ognuno il composto appena preparato.
Servire in tavola direttamente sul piatto di portata preparato.
Nota
I crostini di pancarrè possono essere sostituiti da fette di pane casereccio.
L’acciuga o alice (Engraulis encrasicolus (Linnaeus, 1758)) è un pesce osseo marino appartenente alla famiglia Engraulidae di grande importanza economica. Acciuga deriva dal latino volgare apiua o apiuva per il classico aphyē, dal greco ἀφύη aphýē, nome di un piccolo pesce. Il termine alice, di area italiana meridionale, napoletana e siciliana (alici), deriva dal latino hallēx, allēx, alēc, hallēc o allēc, -ēcis, una salsa simile al garo, fatta con interiora fermentate di pesce, e a sua volta dal greco ἁλυκόν halykón, da confrontare con ἁλυκίς halykís (“salamoia”)
La specie è diffusa nell’Oceano Atlantico orientale, tra la Norvegia ed il Sud Africa. È presente e comune anche nei mari Mediterraneo , Nero e D’Azov. Alcuni esemplari sono stati catturati nel canale di Suez; si tratta quindi di una delle poche specie di pesci mediterranei che hanno intrapreso una migrazione verso il Mar Rosso in senso contrario a quello dei migranti lessepsiani. Si alimenta di giorno. Si nutre di zooplacton, le prede principali sono crostacei copepodi e stadi larvali di molluschi.
L’acciuga è una delle specie ittiche più importanti per le marinerie del mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico temperato caldo europeo. La sua cattura avviene con vari metodi (reti da strascico, reti da posta, ecc.), ma principalmente con un’apposita rete da circuizione nota come ciànciolo, in cui i banchi di acciughe e altri piccoli pesci pelagici vengono attratti da fonti luminose (lampàre). Nell’area mediterranea il bacino più produttivo risulta il mar Adriatico con l’80% dello sbarcato italiano. La misura minima per la commercializzazione nella UE è di 9 cm.
L’acciuga ha carni buone che vengono consumate sia fresche (ad esempio ripiene), sia conservate in svariati modi: sotto sale, sott’olio, come pasta d’acciughe, ecc. Le acciughe conservate entrano a loro volta in numerose ricette; ad esempio in Piemonte, dove in passato grazie alla conservazione sott’olio o sotto sale erano uno dei pochi pesci di mare tradizionalmente disponibili, oltre che alla base della bagna càuda sono utilizzate come antipasto sotto forma di acciughe al verde.
È oggetto, soprattutto nel mar Adriatico, di sovvrapesca. Si stima che la sola flotta di Chioggia in estate rigetti in mare tra le 6 e le 9 tonnellate al giorno di acciughe (e sardine) morte, per ogni coppia di navi, a causa del prezzo di mercato non remunerativo. Gli stock ittici si sono notevolmente ridotti nell’arco degli ultimi decenni.