Ingredienti
- 800gr Fesa di tacchino
- 80gr Prosciutto cotto
- 40gr Pancetta
- 100gr Funghi Champignon
- 2 fette Pancarrè
- 2 Tuorli
- 1 cucchiaio Parmigiano Reggiano
- 1 cucchiaio Olio Evo
- qb Pepe
- qb Sale
Direzione
Fesa di Tacchino Ripiena
La Fesa di Tacchino Ripiena è un secondo piatto ottimo da gustare a pranzo od a cena con familiari ed amici.
Per la Fesa di Tacchino Ripiena disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Pulire con carta assorbente da cucina i funghi, togliere i gambi, tagliare la parte terrosa dai gambi, pulirli con carta assorbente da cucina, tagliare grossolanamente teste e gambi e tenere da parte.
Lavare la fesa, asciugarla con carta assorbente da cucina, con un coltello ben affilato aprirla a libro, batterla con il pesta-carne per rompere le fibre ed appiattirla al fine di ottenere una fetta sottile, peparle e salarla.
Mettere nel bicchiere del mixer il pancarrè, la pancetta, il prosciutto cotto, i tuorli, il parmigiano grattugiato, pepe, sale azionare il mixer al fine di ottenere una farcia omogenea.
Spalmare la farcia appena preparata su tutta la fetta di tacchino, arrotolarla su sé stessa in modo da ottenere un rotolo.
Avvolgere il rotolo con carta da forno bagnata, legarlo con spago da cucina
E depositarlo in una teglia da forno ed irrorarlo con l’olio evo.
Infornare a forno caldo a 180°C per 90 minuti.
Sfornare, liberare il rotolo di fesa dallo spago e dalla carta da forno.
Sistemarlo su di un piatto di portata.
Servire in tavola direttamente su piatto di portata.
Nota
La Fesa di Tacchino Ripiena si può servire come contorno con patate al forno o verdura fresca di stagione.
I tacchini (genere Meleagris) sono gallinacei snelli, con zampe piuttosto lunghe ed ali e coda proporzionalmente corte. Testa e parte superiore del collo appaiono bitorzolute, e dalla mandibola superiore del becco, breve robusto ed arcuato, pende nel maschio un’ escrescenza carnosa ed erettile di forma conica quando contratta e flaccida e pendula negli altri casi. Il tacchino “gloglotta”, quindi il suo verso è un gloglottio. In Europa, il tacchino fu introdotto poco dopo la scoperta dell’America. Nel XVI secolo esso era ancora rarissimo e ricercato, mentre oggi è uno dei più diffusi tra gli uccelli domestici. Il tacchino viene utilizzato soprattutto per la carne, l’incubazione, le uova e la piuma.
Grande consumo di tacchini si fa in alcuni paesi, specialmente in Inghilterra, per le feste di Natale. I maggiori paesi esportatori sono il Canada, l’Irlanda, l’Ungheria e la Iugoslavia.
In Italia si allevano tacchini di piccola mole (in parte esportati) soprattutto nell’Emilia e nel Mezzogiorno. Razze Italiane: Brianzolo, castano precoce, bronzato comune, bronzato dei colli Euganei, ermellinato di Rovigo, nero d’Italia, parma e piacenza, romagnolo. La carne di tacchino si distingue per il suo elevato apporto nutritivo associato ad una contenuta presenza di grassi, si tratta di una carne che dona tante proteine e pochi grassi e ciò spiega la sua affermazione nella cucina italiana. Tra i diversi tagli di carne di tacchino è molto nota la fesa, la parte corrispondente al petto del volatile, la quale può essere gustata sotto diverse forme. La fesa di tacchino è venduta intera, a fettine e come salume. La fesa intera è perfetta per la preparazione di arrosti delicati e magri, mentre le fettine possono essere cucinate in padella in pochi minuti, con burro e salvia o accompagnandole a verdure saltate. Dai muscoli del petto dei tacchini viene anche ricavato un ottimo salume, insaccato in una rete elastica e affumicato o spennellato sulla superficie con del caramello. Questo salume è ottimo da tagliare a fette e da gustare da solo oppure accompagnandolo con una saporita salsa tonnata o maionese. La salsa fatta con tonno, maionese, capperi, acciughe, limone e pepe è un connubio ideale tra la carne di tacchino e la salsa tonnata ottima anche per la preparazione di panini imbottiti. La più antica rappresentazione di un tacchino in pittura in Europa si trova nella “Stanza degli Uccelli” di Villa Medici a Roma, fatta affrescare a Jacopo Zucchi nel 1576-1580 da Ferdinando I De’ Medici.