Ingredients
- 150gr Canditi misti(arance, ananas, ciliegie, ecc.)
- 20gr Uvetta
- 50gr NocciolePelate
- 100gr MandorlePelate
- 50gr Gherigli di noce
- 200gr Farina 00
- 200gr Farina di mais
- 200gr Zucchero
- 60gr Burro
- 3 Uova
- 1 bustina Vanillina
- 1 limone
- qb Sale
Directions
Sbrisolona di Frutta Candita
La Sbrisolona di Frutta Candita è un dessert o una merenda, gustoso e saporito ideale un pranzo od una cena in famiglia o con amici o per un buffet.
Per la Sbrisolona di Frutta Candita disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Togliere il burro dal frigorifero e lasciarlo a temperatura ambiente.
In una ciotola con acqua tiepida mettere a rinvenire l’uvetta per almeno 30 minuti, strizzarla e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, il limone, grattugiare la scorza facendo attenzione a non prelevare la pellicina bianca sottostante e tenere da parte.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tritare finemente la frutta candita e tenere da parte.
Sul piano di lavoro, con un coltello ben affilato, tritare finemente le nocciole, le mandorle, i gherigli di noce e tenere da parte.
In una ciotola capiente mettere la farina, la farina di mais, lo zucchero, la frutta candita, l’uvetta, la frutta secca, la buccia di limone grattugiata, 1 uovo, 2 tuorli, il burro ammorbidito, la vanillina, 1 pizzico di sale ed amalgamare il tutto al fine di ottenere un composto omogeneo.
Imburrare una tortiera con gancio da 28cm.
Ricoprirla con carta da forno, imburrare anche questa e spolverizzare con un po’ di farina.
Stendere l’impasto nella tortiera tra le mani facendo in modo di creare dei piccoli grumi che ricoprano tutta la superficie della tortiera.
Infornare a forno caldo a 170°C per 45 minuti.
Abbassare il termostato del forno a 160°C e continuare la cottura per altri20 minuti
Sfornare la torta, sganciare la cerniera e far raffreddare.
Mettere la torta su di un piatto di portata.
Servire subito in tavola direttamente sul piatto di portata.
Nota
La canditura è un metodo di conservazione di parti di piante commestibili (solitamente frutta) mediante immersione in uno sciroppo di zucchero. La parola “candire” viene dall’arabo qandat, trascrizione della parola in sanscrito khandakah (“zucchero”). I prodotti ottenuti mediante canditura si chiamano canditi o frutta candita.
Nel processo di canditura, per osmosi viene ridotto il contenuto in acqua della frutta e il contenuto in zucchero viene gradualmente portato a più di 70%. Le qualità nutrizionali della materia prima utilizzata vanno quasi del tutto perdute, anche se alcune vitamine si mantengono. La conservazione degli aromi dipende dal tipo di procedura e dall’abilità del dolciere: possono sparire quasi del tutto, come nei canditi di lavorazione industriale, ma anche addensarsi in un concentrato di aromi. L’opportunità che la canditura offre al pasticciere è infatti quella di poter effettuare l’intero ciclo di lavorazione a freddo, senza snaturare per effetto di riscaldamenti le componenti aromatiche dei frutti utilizzati.
Normalmente, si impiega zucchero di barbabietola, ma tutti gli zuccheri alimentari sono (almeno teoricamente) utilizzabili. Della frutta candita particolarmente pregiata si ottiene mediante canditura nel miele. In Italia esistono ancora pregiatissime preparazioni in cui la frutta è candita e conservata nel mosto cotto; una di queste è la saba o sapa dell’Emilia-Romagna.
Già le antiche culture della Cina e della Mesopotamia conoscevano la conservazione mediante zuccheri (sciroppo di palma e miele). Spesso era l’unico metodo di conservazione conosciuto: gli antichi Romani mantenevano addirittura il pesce immergendolo nel miele. I veri precursori della canditura moderna sono gli arabi, che servivano agrumi e rose candite nei momenti topici dei loro banchetti. Grazie ai mercanti veneziani prima e genovesi poi, la canditura si fece strada in Occidente, anche se già la Sicilia, tra il IX e XII sec., proprio grazie agli Arabi, la conosceva. I primi documenti che testimoniano l’uso di frutta candita in Europa risalgono al Cinquecento. All’epoca, i canditi venivano assimilati alle spezie.
In Italia, diventano un ingrediente cardine di alcuni dei dolci più famosi della tradizione culinaria: tra questi, il panettone milanese, la pastiera napoletana e la cassata siciliana.
La legislazione prevede che i conservanti se non presenti nel prodotto finito non siano dichiarati in etichetta. Se però il conservante non viene eliminato durante la lavorazione, deve essere dichiarato sia per la sua funzione conservante sia perché fa parte della categoria allergeni.