Ingredients
- 250gr Farina 00
- 12gr Lievitoin polvere
- 150gr Burro
- 3 cucchiai Latte
- 2 cucchiai Zucchero
- 2 Uova
- 1 cucchiaino Sale
Directions
Scones
Gli Scones sono ottimi da servire con il thè, per la merenda o per la prima colazione con il caffè-latte od il cappuccino, ripieni di miele o burro o marmellata di arance amare.
Per gli Scones
disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
Togliere il burro dal frigorifero
e lasciarlo a temperatura ambiente.
In una ciotola capiente mettere la farina,
il lievito, il sale, lo zucchero, il burro, il latte,
le uova sbattute, impastare bene
al fine di ottenere un composto soffice,
liscio ed omogeneo.
Stendere l’impasto, sul tavolo di lavoro infarinato,
all’altezza di 1 cm.
Ritagliare 3 grandi tondi,
in modo da utilizzare al massimo l’impasto.
Dividere i 3 tondi in 4 spicchi,
con 1 taglio a croce in modo da ottenere 12 spicchi.
Spennellare gli spicchi con il latte
e cospargerli di zucchero.
Metterli su di una teglia da forno ricoperta da carta da forno
distanziati l’uno dall’altro.
Infornare a forno caldo a 200°C per 25 minuti
o fino a doratura.
Sfornare gli scones
e servire caldi.
Servire in tavola su piatto di portata
o su alzatina per dolci.
Nota
Gli Scones, tipico dolcetto d’origine scozzese, sono dei piccoli panini a lievitazione veloce dal sapore neutro, farciti con ingredienti dolci o salati, serviti in Inghilterra col tè, ma sono anche ottimi farciti di marmellata per la prima colazione.
Il burro è la parte grassa del latte, separata dal latticello tramite un processo di inversione di fase, derivante dalla panna. Il risultato del procedimento è un’emulsione, principalmente di acqua, in cui risultano disciolti zuccheri e proteine, nei grassi, nella cui fase fluida cristallizzano in parte.
Si tratta di un fluido con punto di rammollamento prossimo alla temperatura ambiente (32-35 °C), di aspetto solido e consistenza morbida con un colore variabile da bianco latte fino a giallo deciso, ricavato dalla parte lipidica del latte di diversi animali per inversione della panna ed eventuale fermentazione, nella tradizione europea continentale, o salatura, nei paesi anglosassoni. Viene usato come condimento e in cucina, analogamente oli vegetali e allo strutto. A parte l’uso alimentare, ha trovato uso come ingrediente in cosmetici, medicinali e lubrificanti.
Solitamente è di colore giallo pallido, e può variare da giallo intenso a quasi bianco. Indicativamente, per quanto riguarda il prodotto naturale e nelle produzioni derivanti da latte di animali ad alimentazione fresca, è bianco d’inverno e più giallo d’estate, a causa della diversa alimentazione degli animali da latte, fonte di caratenoidi naturali. Il colore giallo può anche essere conseguenza di alterazioni, dall’irrancidimento fino all’eventuale aumento della carica batterica acquisita, a causa di un periodo di tempo relativamente lungo trascorso tra la mungitura e la burrificazione, inoltre può essere colorato artificialmente con carotene ed altre sostanze. Il colore bianco, può invece riottenersi per procedimenti industriali di rifusione.
Secondo la legge italiana (l. 202/1983) la denominazione senza aggettivi di burro “è riservata al prodotto ottenuto dalla crema ricavata dal latte di vacca e al prodotto ottenuto dal siero di latte di vacca” e non può contenere grassi diversi aggiunti; come sovrascritto esistono varietà di burro di altre origini.
La composizione tipica di un prodotto commerciale definita dal Cosex Alimentarius è:
Grasso: minimo 80% con fosfolipidi (0,35%) steroli (0,21%) acidi grassi liberi(0,12%)
Acqua: max 16%
Solidi non lipidi : max 2% di cui lattosio (0,5-1,0%), proteine (0,4-0,8%), sali (0,1-0,2%)
I grassi presenti nel burro hanno la caratteristica di vedere una dominanza di acidi grassi volatili, solubili o insolubili in acqua, fatto che rende il burro differente dagli altri analoghi prodotti alimentari, per digeribilità (più digeribile a crudo e prestare attenzione a caldo per il suo basso punto di fumo, 150 °C contro i 238 °C dell’olio di soia) e per le vie metaboliche che caratterizzano la digestione degli stessi.
Il pur relativamente alto grado di saturazione dei grassi presenti, ma su catene molecolari più brevi (elevato tenore di C3-C10) ne fa un alimento differente dagli altri grassi ricchi di saturi di derivazione animale (lardo, strutto, grassi carnei) o vegetale (oli di cocco, palma e palmisti, margarine). Gli acidi grassi a corta e media catena, più solubili in acqua, si assorbono infatti a livello intestinale per proseguire nel fegato il processo metabolico, senza passare dalla fase di chilomicroni e dalle vie linfatiche dei grassi più pesanti.
La burrificazione è il processo di produzione del burro, in cui 100 litri di latte vengono trasformati in 4-5 chili di prodotto finito. Si diversifica a seconda del tipo di burro prodotto. In Italia il principale tipo è da affioramento, mentre in altri paesi d’Europa prevale il migliore tipo da centrifugazione.
Il burro generalmente inizia ad ammorbidirsi attorno ai 15°, molto al di sopra delle temperature dei normali frigoriferi. Il “cassetto del burro” che si può trovare in molti frigoriferi può essere una delle parti più calde all’interno dell’elettrodomestico, ma lascia comunque il burro piuttosto duro. Mantenere il burro strettamente incartato ritarda l’irrancidimento, causato dall’esposizione alla luce o all’aria, ed evita che il burro assuma altri odori. Il burro, se ben incartato, può essere conservato diversi mesi in un normale frigorifero.
Il burro ricopre un importante ruolo in pasticceria, dove è usato analogamente ad altri grassi solidi (come lo strutto, mantenendo una posizione privilegiata in virtù del suo sapore, particolarmente adatto alla preparazione di dolci. Talvolta, per alcuni prodotti dolciari, viene utilizzato un particolare burro, prodotto per winterrizzazione, che ha un punto di fusione più alto
Il burro ha anche altri usi, tradizionali e non legati alla cucina. Per esempio, nei Paesi Bassi il burro rancido era utilizzato come lubrificante degli ingranaggi dei mulini a vento, mentre nell’area himalayana è tuttora utilizzato per produrre lampade a burro accese nei monasteri con finalità sia religiose che pratiche.