Ingredients
- 1kg Trippa
- 400gr Patate
- 400gr Passata di pomodoro
- 1 Cipolla
- 1 Carote
- 1 costa Sedano
- 40gr Burro
- 2 cucchiai Olio Evo
- 0,5 litri Brodo vegetale
- qb Pepe
- qb Sale
Directions
Trippa alla Ligure
La Trippa alla Ligure è gustosa e saporita ed è un piacere assaporarla nelle fredde giornate invernali.
Per la Trippa alla Ligure disporre tutti gli ingredienti dosati sul piano di lavoro.
In una pentola con 0,5 litri di acqua leggermente salata ed un cucchiaino di dado vegetale, vedi nota, far raggiungere l’ebollizione e tenere da parte.
Lavare, asciugare con carta assorbente da cucina, la trippa, tagliarla a striscioline larghe 1 cm e tenere da parte.
Pulire, lavare, tritare la cipolla e tenere da parte.
Pelare la carota, lavarla, tritarla e tenere da parte.
Lavare il sedano, pestarlo con la lama di un coltello, tritarlo e tenere da parte.
Pelare le patate con il pela-verdure, lavarle sotto acqua corrente, tagliarle a spicchi e tenere da parte.
In una pentola piena di acqua bollente leggermente salata, mettere a lessare gli spicchi di patate per 15 minuti, scolarle e tenere da parte.
In una padella antiaderente capiente mettere a scaldare l’olio evo ed il burro.
Aggiungere la cipolla, la carota, il sedano tutti tritati e far imbiondire mescolando.
Unire la trippa, pepe, sale e far insaporire per 8 minuti mescolando.
Aggiungere la passata di pomodoro e mescolare.
Versare 8 cucchiai di brodo vegetale, pepe, sale, mettere il coperchio sulla padella e cuocere per 60 minuti a fiamma bassa.
Unire ogni tanto un poco di brodo vegetale, la trippa non deve cuocere asciutta, altrimenti si attacca al fondo della padella per cui mescolare di tanto in tanto.
20 minuti prima del termine di cottura, aggiungere gli spicchi di patate e mescolare.
Distribuire la trippa in 4 piatti fondi individuali.
Servire in tavola ad ogni commensale su piatto individuale.
Nota
DADO VEGETALE
Ingredienti: 250gr sale grosso – 300gr carote – 200gr sedano – 2 cipolle grandi (o 1 cipolla+ ½ porro) – 2 spicchi d’aglio – 10 foglie di salvia – 1 rametto rosmarino – 1 mazzetto prezzemolo – 4 vasetti Bormioli da 250gr –
Ricoprire col sale grosso il fondo di una pentola in acciaio a fondo spesso e disporre sopra le verdure mondate, lavate e tagliate a pezzi non troppo piccoli e gli aromi. Mettere il coperchio e cuocere a fiamma bassa per 1 ora.
Cotte le verdure, frullarle, con minipimer ad immersione, con tutto il liquido che avranno rilasciato ed il sale non ancora sciolto.
A questo punto si possono intraprendere 2 vie:
una prevede la trasformazione del composto in “dado granulare” l’altra detta ”fase umida” prevede che dopo aver frullato tutto si invasi, si chiudano ermeticamente i vasetti e si capovolgano per fare il sottovuoto.
I vasetti si possono mettere in frigorifero o in luogo fresco ed asciutto, durano più di un anno.
Le dosi di riferimento sono: 1 cucchiaino equivale ad 1 dado industriale.
Con il dado preparato può essere utilizzato per tutte le preparazioni in cui è richiesto l’uso di dado o brodo vegetale.
La Trippa alla Ligure si può accompagnare con crostini di pane rosolati nel burro.
La trippa (di etimologia incerta forse dal francese e dall’inglese tripe a sua volta di origine celtica tripa comune correlato con il gaelico tarp “mucchio, cumulo”, è una frattaglia usata in gastronomia e ricavata da diverse parti dei prestomaci del bovino e non, come molti credono, dall’ intestino.
Nei bovini adulti, lo stomaco è composto da quattro cavità distinte ovvero tre prestomaci di origine esofagea e lo stomaco ghiandolare:
il rumine (conosciuto anche con i nomi locali di “ciapa”, “croce”, “larga”, “panzone”) è la parte più spessa e più grassa della trippa, rappresenta circa l’ottanta per cento di tutto lo stomaco bovino.
il reticolo (“beretta”, “cuffia”, “nido d’ape”), ha un aspetto spugnoso e la sua forma ricorda una cuffia.
l’omaso (“centupezzi”, “foiolo”, “libretto”, “millefogli”, “centopelli”) è la parte più magra della trippa e si presenta con una caratteristica struttura lamellare ovvero con innumerevoli pieghe di colore bianco che fanno ricordare un libro aperto.
l’abomaso (“caglio”, “francese”, “frezza”, “lampredotto”, “quaglietto”, “ricciolotta”), che è l’unica cavità equivalente allo stomaco vero e proprio, quello più vicino all’intestino, ovvero la parte più scura della trippa di colore marrone e piuttosto grassa che richiama alla mente dei nastri arricciati insieme.
il duodeno, collega lo stomaco all’intestino ed è un taglio tradizionale della trippa di Moncalieri.
La trippa è un alimento consumato da lungo tempo: i greci la cucinavano sulla brace, mentre i romani la utilizzavano per preparare salsicce. Oggi la trippa costituisce un alimento tradizionale di molte regioni d’Italia, in particolare della cucina genovese dove ancora oggi esistono tripperie (negozi al dettaglio ove vendono vendute solo trippe di ogni tipo, unica zona in dove esistono tali negozi in attività continuativa da oltre 200 anni (ad esempio in vico Casana, Genova), ma anche in misura minore veneta, romana, toscana e milanese, viene talvolta tagliata a strisce e preparata in maniere diverse. Per lo più la trippa viene venduta già lavata e parzialmente cotta, talvolta richiede poi un ulteriore tempo di cottura, ma a Genova viene anche consumata condita con olio sale pepe e limone senza ulteriore cottura, o con il proprio brodo (Sbira) oppure “accomodata” in umido sia per acquistare la giusta morbidezza sia per potersi impregnare degli aromi che le conferiscono un sapore appetitoso.
I piatti tipici della tradizione gastronomica italiana a base di trippa sono:
Trippa alla genovese – in umido con fagiolame o patate, in brodo Sbïra (antico ultimo pasto dei condannati a morte della Repubblica di Genova), cruda in insalata, olio sale pepe e limone, con sugo e pinoli, e molte altre ricette come:
Trippa (particolare del reticolo)
Trippa alla piacentina (büśecca) – in umido con salsa di pomodoro e fagioli bianchi di Spagna
Trippa di Moncalieri — trippa pressata a forma cilindrica, della gastronomia piemontese
Trippa alla Fiorentina — al tegame e accompagnata da salsa di pomodori e parmigiano
Trippa alla Romana — con salsa di pomodori, menta e pecorino
Lampredotto — Il popolare lampredotto che viene usato dai trippai fiorentini per preparare il tradizionale panino con salsa verde
Busecca — trippa alla milanese
Morzeddhu catanzarisa (Morzello di Catanzaro) — antichissima pietanza tipica con trippa e frattaglie lungamente consumate nel sugo di pomodoro, peperoncino e altri odori e mangiata nella pitta catanzarisa, caratteristico pane a forma di ciambella
Trippa alla Parmigiana – accompagnata da un sugo al pomodoro con l’aggiunta del parmigiano grattugiato
Zuppa marescialla – piatto tipico della tradizione povera napoletana, con varie frattaglie (pancia, bonetto, mille pieghe o centopelli, franciata)
Andouillette di Troyes insaccato d’intestino di maiale arricchito con spezie e aromatizzanti
La trippa è largamente usata anche nelle cucine tradizionali di tutto il mondo:
Trippa in uno stand del mercato de La Boqueria a Barcellona.
Andouillette — insaccato a base di trippa di maiale o di un misto di trippa di maiale e di bovino
Tripes à la mode de Caen — specialità francese di Caen
Callos a la Madrilena – specialità di Madrid
Tripas à moda do Porto – specialità di Porto (Portogallo)
Tripes en brochette de la Ferté-Macé — specialità della Normadia
Pieds et paquets — specialità Marsigliese
Chkémbè tchorba — trippa in umido diffusa sia in Bulgaria che in Romania
İşkembe — trippa in umido diffusa sia nell’est Europa che nel Medio Oriente.
Ciorba de burta – trippa in brodo molto densa della Romania.
Patsas – trippa in brodo Grecia.
Il famoso detto romano nun c’è trippa pe’ li gatti è stato coniato verso i primi del 1900 dal primo cittadino dell’epoca Ernesto Nathan, allorché si accingeva a eliminare dal bilancio delle spese di Roma una voce di spesa per il mantenimento di una colonia di felini randagi.
A Milano la Busecca, come viene chiamata in milanese, è considerata talmente emblematica che l’epiteto busecconi cioè mangia-trippa è divenuto una denominazione scherzosa dei milanesi stessi.
La trippa non ha elevato valore nutrizionale rispetto alle altre parti di carne bovina. Tuttavia la sua digeribilità è più faticosa a causa dell’abbondanza di tessuto connettivo elastico, il che la rende sconsigliabile per i soggetti ancora nella prima infanzia.
L’elevato contenuto in colesterolo la rende inoltre controindicata ai colesterolemici.